L’ultima, memorabile, New York Fashion Week celebra il ritorno dell’ottimismo nella moda

In un’America dominata da rabbiosi tweet e conflitti interni ed esterni, i designer hanno prodotto una delle stagioni più memorabili viste a New York a memoria d’uomo, ricca di ottimismo, eleganza e positività.

Rodarte – Primavera-Estate 2019 – Womenswear – New York – © PixelFormula

La New York Fashion Week ha celebrato la civiltà e la classe in questa stagione, con sfilate popolate da abiti raffinati, quasi esageratamenteladylike.

I cast della stagione non sono mai stati così diversi, avendo mostrato selezioni multi-etniche di modelli e modelle; e gli stilisti hanno scelto soprattutto performer provenienti da culture di ampio respiro. Nessun muro da nessuna parte.

E mentre i designer non hanno mai menzionato apertamente il nome di Donald Trump per tutta la stagione, i vestiti rarefatti ed eleganti spesso sono sembrati una risposta e una controffensiva ai discorsi rozzi e agli interventi caustici del presidente degli Stati Uniti.

Moda educata e raffinata
Molti dei principali stilisti hanno enfatizzato la moda super-rispettosa, abiti rarefatti che sembravano progettati per una clientela estremamente femminile. Prendete le sorelle Mulleavy da Rodarte, che hanno ricamamto sulla maggior parte delle teste del loro cast fiori veri o di tessuto; e vestito tutti con abiti da sera iper-raffinati, eterei e vaporosi. O considerate Marc Jacobs, con i suoi abiti oversize e a sbuffo in stile anni ’50. E non dimenticate Tory Burch, le cui scelte di proporre vestiti da Amish e versioni leggere del djellaba le sono state ispirate dalla madre Reva, signora molto raffinata che ha insegnato a sua figlia ad amare le culture straniere ed esotiche. Invece, Jason Wu ha aggiunto un tocco di gravità, proponendo alcuni abiti da sera gessati molto belli.

Tory Burch – Primavera-Estate 2019 – Womenswear – New York – © PixelFormula

Diversità
Dal momento in cui Ralph Lauren è uscito a salutare il pubblico al termine dello show per il 50° compleanno della sua griffe, sottobraccio a due ragazzini di etnia mista con enormi dreadlocks, la stagione newyorchese ha interamente riguardato il rispetto per le diverse etnie. La collezione dello stilista americano ha rappresentato un brillante rinnovamento dei suoi canoni stilistici (preppy chic, eleganza da vecchia Inghilterra, cowboy cool, Four Corners funky e Navajo-elegante) ed è stata indossata da modelle provenienti da culture diversissime. Poi Brandon Maxwell è riuscito a sposare il diverso con il raffinato. Come nel suo outfit più rilevante: un grande abito in faillerosa indossato, con una giacca da camionista ad esso abbinata, dalla modella Imaan Hammam, la bellezza olandese di ascendenze egiziane e marocchine, stella della copertina di Vogue Arabia.

Moda con un messaggio misto
Michael Kors lo ha affermato meglio di tutti: c’è stata un’enorme casualizzazione degli abiti da sera e, all’opposto, un glamourizzazione degli abiti informali. Una tendenza vista in modo predominante proprio nella collezione di Kors, con luccicanti jacquard oro e smeraldo trasformati in vestiti da picnic sulla spiaggia e non in grandi abiti. O nello splendido show di Proenza Schouler di ritorno a new York City, con una collezione di vestiti tutti molto eleganti, ideali per essere indossati al vernissage di una galleria d’arte, ma praticamente tutti composti da denim giapponese o cotone.

Proenza Schouler – Primavera-Estate 2019 – Womenswear – New York – © PixelFormula

L’Athleisure ancora presente
L’Athleisure non se n’è mai andata, e in questa stagione poteva essere alternativamente bizzarra, fantasiosa e grandiosa. Come da Christian Cowan; che in un brillante show ha spedito in passerella cappellini da baseball a tre strati portati sopra a dei vestitini di velluto nero ‘sfrigolanti’, inaspettatamente indossati con stivali piattaforma argentati in stile Pinball Wizard e marsupi realizzati in strisce zebrate verdi. Hugo Boss ha persino fatto sfilare tutta una serie di pantaloni da tuta con ampie strisce laterali. Ma ciò detto, la sua è stata una collezione poco convincente, nella tavolozza di colori più strana vista a New York, dominata da un insieme senza fine di capi tutti bordeaux davvero poco piacevoli.

Una rara nota balorda e fuori luogo, in una stagione altrimenti di grande qualità.

Fonte: Fashionnetwork

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